venerdì 29 luglio 2011

Ferdinando Camon: Un altare per la madre

Non è un romanzo, ma un'elegia, un canto d'amore per la madre morta. Fra la vita e la cultura della madre e quelle del figlio c'è un abisso: lei sapeva solo parlare il dialetto, lavorava nei campi da mattina a sera, parlava poco; il figlio è colto, lavora e vive con le parole eppure fra loro c'è un legame  così forte che il figlio le dedica un libro, che è stato definito "un altare di parole". Così la madre continuerà a vivere non solo per lui, ma per tutti quelli che leggeranno il libro, e sono stati in molti, visto il successo che a suo tempo ha avuto il romanzo.
Quello che m'è piaciuto del libro è l'immagine di una civiltà contadina nello stesso tempo reale e poetica, senza nessun rimpianto per un mondo passato, ma cogliendo l'essenzialità di quel mondo. Una fotografia ingiallita di una civiltà che adesso ci appare quasi preistorica, ma il senso della vita è attualissimo e la morte ha un posto fondamentale: "... per giorni non si parle che del morto, che quindi non è mai stato così vivo. Ognuno ha il suo monumento di parole e di ricordi.......Andare verso la morte è come camminare tenendosi per mano e formando una catena"
Quindi la morte non come una fine, ma come una continuazione.
M'è piaciuta soprattutto la scrittura, compatta e tesa, parole come pietre, tagliate su misura  e messe al posto giusto nella costruzione di un altare letterario.

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